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Prefazione di Pietro Massimo Busetta Postfazione di Felice Cavallaro Il testo propone la ricostruzione delle vicissitudini storiche, quali cause scatenanti della sempreverde questione meridionale: quel poco invidiabile divario che rende la realtà socio economica del Mezzogiorno d’Italia ben distante non solo dai livelli di welfare europeo, ma addirittura dagli standard del Centro-Nord. L’intero saggio ha per ”protagonista” non un eroe né un paladino, bensì un indicatore economico, quello da me ritenuto il più eloquente: il Prodotto Interno Lordo; sul quale è incentrato il percorso di analisi storico-economica. Al fine di eludere i fenomeni di “statistica patriottica” dei dati a noi pervenuti dagli studi della metà dell’800, in grado di contaminare gli studi sin da principio, nel testo è dedicato il primo paragrafo alle condizioni dell’economia preunitaria; successivamente è proposta una comparazione delle politiche economiche di guerra tra le macro regioni del Paese. In conclusione un intero capitolo sarà dedicato all’unico momento di rivalsa dell’economia meridionale avvenuta mediante la rivoluzionante novità della tecnostruttura “CASMEZ”, ovvero la Cassa per il Mezzogiorno. È fornita in definitiva una narrazione libera dai luoghi comuni che hanno leso l’immagine del territorio osteggiandone le potenzialità di sviluppo, impreziosita dalle rilevazioni tecniche di studiosi ed accademici del segmento. Il lavoro, pur non spaziando in uno studio a tutto tondo sui molteplici indicatori socioeconomici necessari per una completa analisi del settore, vanta comunque di solidità scientifica, proponendo un elaborato la cui qualità proposta trova fondamento sin dalla selezione delle fonti documentali, quest’ultime utilizzate filtrando elementi dal carattere evidentemente acritico d’(ab)uso comune”. Enrico Maraventano nasce nel 1993 ad Agrigento. Laureato in scienze economiche prosegue gli studi conseguendo un master universitario in diritto societario e consulenza d’impresa. Oggi è dottorando di ricerca nel XXXVIII ciclo in Scienze Economiche, Aziendali e Giuridiche dell’Università degli Studi di Enna «Kore» con un progetto di ricerca volto a valutare i vantaggi della cooperazione economica tra l’Unione Europea ed i Paesi MENA, volgendo particolare interesse al ruolo del Mezzogiorno d’Italia.
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Racconti di vita quotidiana in cui vengono delineati momenti topici nella loro nuda realtà, senza l’uso di maschere e senza ipocrisia. Tredici storie da esplorare come le pagine di un’esistenza, in cui si modifica la trama, cambiano gli attori, ma l’unico protagonista assoluto rimane l’amore. Aprire questo libro equivale ad alzare il sipario sul palcoscenico della vita, dove prendono forma storie singolari di individui ordinari. Aldo Di Mauro con il suo lavoro In penombra, mette a disposizione del lettore una sorta di teatro da sfogliare. Tredici brevi racconti che puntano i riflettori su vicende comuni, su sentimenti contrastanti, in un intimo colloquio con le preoccupazioni, per l’ottenimento di una pace psicologica, sinonimo di equilibrio e filosofica pacatezza. Le sue storie parlano dei temi più vari: dal soliloquio di un amante abbandonato, delirante e giudicante, alla commovente vicenda di una donazione di organi, dalla perdita della persona amata alla narrazione di un femminicidio. Una scrittura semplice e teatrale, capace di immergere il lettore in vicende vicine e lontane, apparentemente In penombra rispetto agli interessi e vicissitudini centrali delle nostre vite.
Aldo di Mauro scrittore, poeta, saggista, è nato a Napoli dove vive. Fra i suoi testi più recenti il romanzo I segreti di Matilde Homo Scrivens editore (2018), il romanzo La Signorina, Valtrend editore (2019), la raccolta di poesie Quando a parlare è il cuore Homo Scrivens editore (2021).
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“Era molto più moderno, molto più contemporaneo di me. Voleva dichiaratamente una condivisione rispettosa reciproca, un affetto, un amore non sciorinati tra noi due o esibiti in pubblico, dimostrativi. Avevamo la nostra privacy emotiva, empatica, non comprensibile agli altri se non erano osservatori della nostra stessa risma”.
Stella Cervasio, laureata sulla lingua latina di Apuleio, ha lavorato per “Repubblica” a Milano, Roma e Napoli. Critico d’arte, è stata la prima Garante dei Diritti animali del centro-sud Italia ed è autrice di libri dove spesso narrativa e saggistica si intrecciano.
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Don Angelo gli ripeteva sempre le parole di Don Lorenzo Milani, “A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca?”. “Cara Mara, ora basta. Torniamo al lavoro. Le nostre mani devono occuparsi dei ragazzi”. “Certo Marco, allatto Jenny, che già sta protestando e sono di nuovo con te”.
Giuseppe Storti, giurista di professione, giornalista e scrittore per passione. Esperto in Comunicazione Politico-Istituzionale. Ha collaborato per decenni con «il Mattino» di Napoli. È stato direttore di numerosi giornali e portali. Ha pubblicato vari racconti e romanzi con diversi editori. Membro della 3C, Coordinamento Comunicatori per la cultura.
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Il rito del caffè scandisce le giornate dei napoletani. Bevanda di importazione dal mondo arabo, ha assunto gradualmente caratteristiche proprie di questa terra, a partire dal Settecento in avanti. Al bar o a casa costituisce una occasione di socialità ed un momento di condivisione. Le fasi della preparazione del caffè hanno dato vita ad un artigianato che va dalla manifattura della macchinetta fino alle singole competenze nel modo di produrre e consumare la bevanda. Sorseggiare una tazzina di caffè ha in sé rappresentazione artistica, appartenenza culturale e napoletaneità.
Pietro Spirito è docente di Management delle Infrastrutture presso Universitas Mercatorum e di Economia Applicata presso l’Università Pegaso. Ha dedicato il suo impegno professionale nel settore dei trasporti. Ha pubblicato di recente Il nuovo capitalismo della mobilità (Guida 2022) e La digitalizzazione del lavoro (Guida 2023).
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A cura di Salvatore De Rosa
Illustrazioni di Alessandra Messina
“In questo libro si racconta cosa successe a una misera schiava che, senza aver mai portato scarpe ai piedi, volle mettersi una corona in testa. Ma poiché prima o poi tutto si paga, avendo rubato, alla fine fu scoperta e per quanto più in alto era salita, tanto più rovinosamente cadde”.
Salvatore De Rosa, è un professore universitario in pensione, orgogliosamente napoletano. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche, attualmente rivolge i suoi interessi allo studio e alla valorizzazione della cultura partenopea. Per contribuire ad una sua maggiore diffusione tra i giovani lettori, ha tradotto Lo Cunto de li Cunti di Giambattista Basile in un linguaggio moderno, una raccolta dei testi delle canzoni di scena di Raffaele Viviani e le canzoni di Pino Daniele.
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Nel libro l’Oggetto decorato di Clara Fiorillo vengono analizzati i meccanismi compositivi dell’arte del decorare. L’attenzione è rivolta, in particolare, alle trasformazioni che subiscono i segni grafici nel passaggio dal disegno su carta alle figurazioni sul corpo plastico di un oggetto in ceramica. Si scopre che gli oggetti grandi, come un’opera architettonica, e quelli piccoli, come un oggetto di uso quotidiano, a ben vedere soggiacciono alle medesime regole compositive e ai medesimi principi estetici.
L’indagine parte dalla rilettura degli antichi trattati di Vitruvio, di Francesco Milizia e di Quatremère de Quincy, soffermandosi, in particolare, sulle espressioni capricciose e bizzarre dell’arabesco, per approdare agli scritti sulla decorazione di filosofi e studiosi come Hogarth, Schiller, Semper, Riegl, Šklovskij, Lukács, Benjamin, Barthes, Bachtin, Chastel, Adorno e Pagano.
Le differenti prospettive teoriche e metodologiche assumono corpo ed evidenza, in questo volume, soprattutto attraverso l’analisi dell’opera grafica e ceramica dell’architetto ed artista Geppino Cilento, che ha sperimentato forme, figure e colori nei laboratori di una capitale della ceramica, Vietri sul mare.
Il libro intreccia, dunque, teoria e prassi, per mostrare come il desiderio di decorazione, come scrisse Pagano, sia perennemente moderno ed attuale quando è desiderio di poesia e di bellezza.
Clara Fiorillo è Professore di Scenografia e di Architettura degli interni presso il Dipartimento di Architettura (DiARC) dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Fa parte del Collegio dei Docenti del Dottorato in Scienze Filosofiche (Ateneo Federico II di Napoli). Ha ideato, con Geppino Cilento, il TUM! Teatro Universitario Mobile e ha scritto testi per un teatro “didattico”. Ha pubblicato numerosi libri e saggi sul progetto della scena teatrale e sull’architettura e ha collaborato con quotidiani, periodici e riviste scientifiche. Giornalista pubblicista, nel 1978 ha fondato e diretto il periodico meridionale di cultura e attualità femminista Mille e una donna.
Ha operato, inoltre, nel campo della grafica e della ceramica, sperimentando tecniche artistiche di incisione ed ha realizzato manifesti, illustrazioni di libri e di riviste, nonché figure per il teatro d’ombre. Ha pubblicato, infine, due brevi racconti illustrati con i propri disegni. Per la R.A.I. ha realizzato sia programmi radiofonici che televisivi. È autrice del radiodramma C’era una volta la folla (R.A.I. – Radio Due, 1982), poi messo in musica da Livio De Luca e rappresentato come Kammeroper (2003).
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Pacha Mama è la madre terra, ma è anche ogni madre, con il suo corpo sacro, il suo amore e il suo mistero. Un libro coraggioso, sincero, scientifico, nel quale l’autrice ripercorre le tappe che l’hanno portata a prendere una posizione netta a favore dell’abolizione universale della maternità surrogata. Racconta di come si è imbattuta nel tema complesso e delicato della gestazione per altri; come si sono sviluppati i dibattiti, a tratti anche accesi, tra femministe e come questi abbiano portato a fratture molto dolorose all’interno dello stesso movimento.
Roberta Trucco, nata Genova nel 1966, è femminista e scrittrice. Nel 2019 è uscito il suo primo romanzo Il mio nome è Maria Maddalena (Marlin editore 2019). Ha curato insieme a Cristina Guarnieri il libro Siamo tutti diversi per una teologia queer di Teresa Forcades (Castelvecchi 2016). è autrice delle prefazioni dei libri Nel ventre di un’altra di Laura Corradi (Castelvecchi 2017), de L’uomo creatore di Angela Volpini (Castelvecchi 2016) e di La teologia femminista nella storia di Teresa Forcades (Nutrimenti 2015).
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Marianna Farnararo De Fusco è la cofondatrice del Santuario di Pompei. A cento anni dalla sua morte, il pronipote Lino, ne ripercorre le vicende anche attraverso i ricordi di famiglia. La vita di quella che è stata una gigante della Chiesa è scandita da tutta una serie di iniziative caritatevoli, sempre al fianco di Caterina Volpicelli (poi divenuta Santa) e di Bartolo Longo, suo mentore e marito, oggi Beato.
LINO ZACCARIA , calabrese di nascita, napoletano d’adozione, giornalista professionista dal 1973, ha lavorato per oltre quarant’anni al “Mattino” di Napoli, da redattore capo. È stato poi vicedirettore di “La Discussione” e collabora ora con varie testate on-line. Esperto in diritto dell’informazione e della comunicazione, è stato consigliere nazionale dell’Ordine e presidente della Commissione Ricorsi, consigliere di amministrazione dell’Istituto di previdenza dei giornalisti (Inpgi). Ha pubblicato numerosi saggi e libri d’inchiesta, storica e contemporanea.
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Un breve ma ambizioso saggio sulla figura ed i molteplici significati filosofici ed antropologici di Pulcinella, per la quale è stata avanzata la richiesta di riconoscimento da parte dell’Unesco di “Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità”. Pulcinella è una metafora dell’animo umano e delle sue tradizioni storiche e pagane. Non è la fuga dalla realtà perché essa ci è già sfuggita.
Nino Daniele è un noto politico, intellettuale militante, scrittore originario di Napoli. È stato assessore alla cultura e al turismo del Comune di Napoli. È conosciuto per il suo impegno nella promozione della cultura universale di Napoli e per le riflessioni sulla società contemporanea. Autore di svariati libri di approfondimento storico, filosofico e impegno civile.
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Il libro propone uno studio diacronico del movimento religioso dei Testimoni di Geova; lo studio è affrontato da differenti prospettive: sociologica, storica e giuridica. Dal punto di vista sociologico, il testo indaga il tema della marginalità sociale e ne esamina le implicazioni con riferimento all’appartenenza al gruppo religioso discusso. Dal punto di vista storico, propone una riflessione sulle origini americane del gruppo studiato e, per quanto riguarda la sua diffusione in Italia, offre ai lettori una panoramica sul fenomeno del dissenso sviluppatosi nell’ultimo quarantennio. Dal punto di vista giuridico, il volume presenta un’originale proposta per inquadrare nel nostro ordinamento giuridico la prassi di isolamento sociale, sistematicamente promossa dai vertici dei Testimoni di Geova.
Achille AVETA, giornalista e saggista napoletano, da anni è noto per i suoi documentati studi, pubblicati da Giannini Editore, LEV, D. Flaccovio Palermo, ED Napoli e Roma; traduttore dall’inglese per ED Roma e Bologna, ESD Bologna.
Sergio POLLINA, conferenziere e saggista catanese, ha pubblicato sul tema della religiosità alternativa in italiano per Ed. San Paolo, LEV e in spagnolo per Ed. San Paolo; traduttore dall’inglese per ED Roma ed ESD Bologna.
Michele SABINO, avvocato piemontese con particolare competenza in diritto ecclesiastico.
Carlo PIMO è pseudonimo di un ricercatore indipendente, che ha scelto di celare la propria identità per evitare che l’ostracismo geovista interferisca sulle proprie dinamiche familiari, essendo ancora Testimone di Geova; attualmente è attivo in Trentino.
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Le madri hanno segreti che i figli non conoscono. Lorenzo, in seguito alla morte della madre, vive un percorso di rinascita attraverso i ricordi, i segreti di famiglia e un nuovo assetto familiare. Confuso dal padre, Giuseppe, che vuole risposarsi a pochi mesi dalla morte della moglie e cerca di cancellarne il ricordo, Lorenzo scoprirà l’ultimo insegnamento di Rosa, sua madre.
Roberta Scotto Galletta vive a Procida. È artista visiva e lettore forte. Ha pubblicato “La Genìa”, ottenendo la menzione al Premio Calvino nel 2005; “I Viaggi di Giuditta-Una piccola isola scintillante” (Fioranna, 2022).
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Napoli nella sua bellezza e nella sua complessità potrebbe essere paragonata ad un articolato giocattolo creato da Dio. Un giocattolo a cui il Demonio ha poi strappato le istruzioni.
Sergio Zazzera, magistrato in pensione, giornalista con l’hobby delle “cose di Napoli e dintorni”, è autore di varie opere. Per i tipi della Giannini Editore ha pubblicato il numero 1 della collana Sorsi “La parlata napolitana. Istruzioni per l’uso”. Fa parte di 3C, Coordinamento dei Comunicatori della Cultura.
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Napoli è una città che va sfogliata come un libro di pietra, da schiudere e da leggere con occhi sempre nuovi, ogni giorno, perché ogni giorno si possono scoprire angoli che la città custodisce come segreti in uno scrigno di tufo e salsedine. Napoli, nonostante la maschera di metropoli sfacciata sempre sul palcoscenico della vita, è una città che si nasconde e che protegge la sua vera natura. Pietro Treccagnoli, con le sue passeggiate, vi accompagna dove Napoli non è più un luogo comune e dove è meraviglioso smarrirsi.
Pietro Treccagnoli, giornalista, ha lavorato per circa quarant’anni a “Il Mattino” di Napoli, prima di andare in pensione. Attualmente collabora con il “Corriere del Mezzogiorno”. Ha pubblicato una dozzina di libri, quasi tutti su Napoli dove vive. Ama camminare per le strade della sua città.
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Il libro di Dario è un vero e proprio diario di un autistico che sorprendentemente rivela un mondo interiore che non si immagina esista. Da questo diario, all’avanguardia, rivoluzionario, illuminante, si comprende come gli autistici siano palazzi senza finestre all’interno dei quali c’è una vita piena di energia di senso e di attività. La sindrome autistica oggi colpisce sempre più bambini, che vi rientrano a vari gradi. Non se ne conoscono ancora le ragioni o le cause, né cosa avviene nel segreto del loro mondo così apparentemente lontano dal circostante. Autismus, deriva del greco αὐτός «stesso», perché coloro che ne sono interessanti, restano in un mondo tutto loro, con poche possibilità di uscirne, di relazionarsi con l’esterno. Resta l’esigenza di raggiungerli in questo margine, cercando il modo di non lasciarli soli, né prima, né durante, né dopo.
L’editore ha scelto di pubblicare il libro e di non intervenire sulla scrittura di Dario, lasciandola così com’è, sincopata, con poca o nessuna punteggiatura, fatta di una grammatica semplice e personale, ma capace di restituirci i pensieri nella loro assoluta sincerità e di rivelarci un mondo profondo e oggi insospettabile. Il nostro intervento si è limitato ad asciugare qualche ridondanza e a ordinare per temi il flusso narrativo di Dario d’Albora.
DARIO D’ALBORA, è nato nel 1971 a Napoli dove vive. Da autistico, vuole trasmettere il messaggio delle possibilità espressive e comunicative che emergono anche con una condizione neuro-cognitiva con difficoltà nella comunicazione verbale, nonostante atteggiamenti molto finalizzati e alcuni comportamenti ripetitivi. Dopo aver conseguito una laurea in psicologia, ha voluto scrivere per indagare a fondo le identità delle persone che, come lui, sono affette da autismo e la sua visione della condizione. Fa sport, prende parte attivamente alle attività di un centro per ragazzi con disabilità. Ama guardare film e per questo va spesso al cinema con la madre, sua mentore. Gli piace parlare, ma sa anche apprezzare i silenzi, dove si immerge profondamente con tutto il proprio essere. È convinto che il mondo è pieno di una luminosa bellezza che lo ha aiutato a capire cosa sia la vita.