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"La mia vita, la vita di una donna, è un perenne sacrificio: è una vita che s’immerge in quella dell’altro, finisce in quella dell’altro, come un guanto in una mano."
“Una Donna” è un romanzo che ha segnato la storia della letteratura italiana del XX secolo. Scritto da Sibilla Aleramo, questo poderoso racconto è un viaggio profondo nell’anima di una donna in cerca di identità, indipendenza e libertà in un mondo tradizionalmente dominato dagli uomini. Attraverso le parole appassionate e l’onestà disarmante di Aleramo, esploriamo il conflitto tra il desiderio di realizzazione personale e le aspettative sociali dell’epoca. Questa opera, ancora oggi, risuona con la forza della sua testimonianza e continua a ispirare e provocare riflessioni sulle sfide della condizione femminile.
Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio, è stata una famosa scrittrice e femminista italiana nata nel 1876 ad Alessandria. È conosciuta per essere stata una voce influente nel movimento femminista italiano del XX secolo. Aleramo ha contribuito con articoli e saggi sulla condizione delle donne e sulla loro lotta per i diritti. La sua vita è stata caratterizzata da relazioni complesse e matrimoni falliti. Il suo impegno nella promozione delle questioni di genere ha avuto un impatto duraturo sulla società italiana. Sibilla Aleramo è scomparsa nel 1960, ma il suo lascito letterario e femminista continua a influenzare e ispirare.
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Salvatore Costanzo, architetto libero professionista e storico dell’arte, promuove numerosi studi edilizi e urbanistici attraverso la ricerca continua su interventi a scala urbana e territoriale, sviluppando collaborazioni con enti e professionisti italiani. La sua attività è incentrata nell’arco di oltre trent’anni su più fronti: dai processi partecipati inerenti la pianificazione urbanistica, alle tematiche che riguardano la sostenibilità ambientale. Nelle sue prime esperienze progettuali ed editoriali (1983-89) si è occupato di temi di grande significato sociale come il recupero degli spazi di cava della fascia dei monti Tifatini.
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Il conteggio delle vittime continuamente aggiornato e la cronaca quotidiana dei femminicidi possono renderci ciechi rispetto ai fattori profondi del fenomeno e alle conseguenze drammatiche sui cosiddetti “orfani speciali” e sull’infanzia vittima di violenza assistita. Contare, infatti, non è come narrare. Con questa indagine qualitativa, abbiamo voluto ascoltare i racconti di chi, elaborando il proprio dolore, tenta di risalire sulla barca rovesciata dalla tempesta per riprendere a navigare nel mare della vita. Le interviste raccolte ci parlano di vulnerabilità, di solitudine, ma anche di resilienza, richiamando la società a un dovere di riconoscimento, di solidarietà, di giustizia e di cura.
Interventi di: Serena Cappuccio, Virginia D’Angelo, Rosa Di Matteo, Maria Ilaria Incitti, Clara Pappalardo, Milena Pugliese, Daniela Rubbinacci, Maria Antonietta Selvaggio (curatrice).