Descrizione

Sono andato scovando negli anni e mi si sono approssimate alla coscienza fantasiosa composizioni linguistiche di uso comune che ammontano ad oltre 400, con precisione 432. Un numero enorme per poterci costruire un percorso ludo-socio-linguistico caratterizzato da una divaricazione tra il significato ad litteram ed uno ad sensum. La cui rifrazione coincide con l’accantonamento del costrutto logico con cui fondiamo le certezze di senso nelle relazioni con scambi linguistici convenzionali socialmente approvati e condivisi. Articolazioni linguistiche piegate ad una “rottura di senso” che ho associato alla dicitura di fattoide, pur nel differente significato che viene attribuito, locuzione letterale americana di factoid, fatto irreale, che rinviene dal latino facticius, facere. Il termine, coniato dal romanziere americano Norman Mailer in una biografia su Marilyn Monroe, fa riferimento ad un “fatto che non esiste prima di apparire in una rivista o giornale”, una sorta di realtà fittizia resa operante con un significato condiviso legittimato e diffuso socialmente nel mutevole aere linguistico. Ho ‘stirato’ in modo volutamente improprio ed ‘esateso’ quella nozione di fattoide alle frasi fatte, in una forma allusiva nell’approssimazione ai detti popolari. Accostabili ai ‘giochi linguistici’ in Ludwig Wittgenstein, a parole di senso comune, ai ‘motti di spirito’ elaborati da Sigmund Freud. Modi di dire con cui gli individui reciprocano la realtà sociale ‘come se’ la condividessero convenendo di accordarsi sul senso simbolico delle parole da attribuire ad una realtà codificata d’uso comune. Vale a dire una convenzione partecipe della possibilità di stabilizzare e comprendere i modi in cui le “restrizioni dei possibili” inerenti alla fiducia agiscano nelle relazioni sociali reciproche.