Descrizione

Il presente volume è il risultato di una lunga ricerca, relativa a personaggi ed avvenimenti del passato di Pisciotta, durante la quale ho avuto modo di rinvenire ed esaminare una mole notevolissima di documenti. Ho potuto in tal modo approfondire fatti storici già noti oppure conoscerne di nuovi. Il periodo preso in considerazione va dal Seicento ai primi anni dell’Ottocento; le fonti sono state vari Archivi di Stato, Archivi Notarili, Archivi Diocesani.
A dire il vero, ero partito con l’unico intento di trovare notizie sulla famiglia Pappacoda, proprietaria del feudo di Pisciotta e della Molpa dagli ultimi anni del Cinquecento fino agli inizi dell’Ottocento, quando la feudalità fu abolita. Come accade spesso, però, dalla consultazione di documenti riguardanti questo periodo storico ho tratto molte altre informazioni sul paese, in gran parte a me ignote. Di qui il proposito di condividere e divulgare quelle di maggiore interesse; le ho perciò registrate, selezionate, ordinate ed integrate per quanto mi è stato possibile.
Questo volume non contiene, dunque, le conclusioni di un’indagine sistematica e particolareggiata sulla realtà pisciottana del XVII e XVIII secolo; è piuttosto una sequenza di aggiornamenti e integrazioni su temi già trattati in altre pubblicazioni, ma presenta anche molti elementi di rilevante originalità. Il pregio maggiore,
a parer mio, è in ogni caso quello di riportare notizie contenute in documenti di prima mano.
La sua lettura credo possa aiutare a conoscere nuovi aspetti del nostro passato ed a comprenderne meglio altri, fin qui poco chiari o controversi; in qualche caso ho forse contribuito a restituire al patrimonio storico e culturale di Pisciotta personaggi, fatti e scenari suggestivi, talvolta sorprendenti, di cui si era perduta completamente la memoria.
Purtroppo non ho trovato traccia di tanti altri documenti, quali ad esempio la raccolta dei “parlamenti” dei cittadini pisciottani, oppure le stipule di alcuni importanti notai del luogo, alle quali altri atti rimandano, o ancora gli “Stati delle Anime”, che nel passato i parroci redigevano. Se è fisiologico che il tempo e circostanze varie abbiano potuto provocare lo smarrimento o la distruzione di certe testimonianze, mi sento amareggiato, anzi arrabbiato, quando leggo ad esempio che un vescovo aveva invitato i sacerdoti pisciottani a non custodire nelle proprie abitazioni i documenti ecclesiastici, oppure mi vien detto che gli atti notarili mancano perché certi notai o i loro eredi non rispettarono l’obbligo di consegnarne copia alle pubbliche Istituzioni o, ancora, che qualche funzionario può aver ceduto per pochi spiccioli vecchi registri. Ne concludo, allora, che le colpe per tali perdite non sono solamente degli attacchi dei Saraceni o delle catastrofi naturali, ma anche e forse soprattutto di certi uomini, che per irresponsabilità, o ignoranza, o disinteresse del bene comune hanno fatto sì che rimanessero nascosti o si cancellassero definitivamente molte delle tessere atte a comporre il mosaico della nostra storia. Una storia di tutto rispetto, come la lettura delle pagine seguenti darà modo di cogliere, che colloca Pisciotta, anche per le capacità e l’intraprendenza di certi suoi uomini, tra le località più importanti del Cilento di quel tempo. Una storia che ha visto tra l’altro realizzare e trasmetterci un considerevole patrimonio artistico, che potremo apprezzare e valorizzare nella misura in cui ne prenderemo consapevolezza.
Se non si può più intervenire su quanto è andato definitivamente perduto, si trovino le volontà e le energie per recuperare e far tesoro dell’esistente.
Il sole, il mare, la natura. Pisciotta è questo, ma può essere molto di più: riscoprire il passato, prendere coscienza dei nostri beni culturali e storico-architettonici, investire nel recupero, nella fruizione, nella pubblicizzazione di essi, tutto ciò servirà ad arricchirci spiritualmente, a rafforzare il senso d’appartenenza, ad offrire prospettive nuove al futuro del nostro paese.