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Lilith, le sue figlie e altre streghe esplora la lunga e tormentata storia delle donne accusate di stregoneria, tracciando un filo conduttore tra le radici mitologiche, la saggezza popolare e le persecuzioni religiose. La narrazione prende avvio dalla figura di Lilith, la prima donna ribelle della tradizione ebraica, per poi concentrarsi sulle janare dell’Italia meridionale, donne sapienti, guaritrice e custodi di antiche conoscenze erboristiche, che vennero demonizzate e perseguitate come streghe. Attraverso un racconto ricco di riferimenti storici e culturali, il testo denuncia le brutalità dell’Inquisizione e le ipocrisie della Chiesa cattolica, offrendo una riflessione sul rapporto tra scienza, superstizione e potere. L’opera collega il passato e il presente, mostrando come le credenze nelle forze occulte e nella magia continuino a vivere sotto nuove forme nella contemporaneità.
ELIO NOTARBARTOLO È ingegnere e uomo di cultura. Ha fondato e diretto il periodico Il Confronto. Insegnante per 40 anni, è stato presidente della FNISM, Federazione nazionale insegnanti. Fa parte di 3C, Coordinamento dei Comunicatori della Cultura. Ha pubblicato nella stessa collana INNO NAPOLETANO A FEDERICO II. Conversazioni sul passaggio a Napoli dello Stupor mundi. Collana Sorsi n. 4 -
Enrico è alla ricerca del senso dell’amore. Di quali sentimenti dobbiamo nutrirci per essere felici?
Questo è il racconto della ricetta per una perfetta dieta di coppia.
«– E quindi per te l’amore vero non esiste?
– Cosa intendi per “amore”?
– Intendo due che non litigano mai, che si amano per sempre, che si desiderano, si sono simpatici, si stimano, si sentono complici, si aspettano per tutta la vita… Florentino e Fermina, che si amavano ai tempi del colera, per esempio.
– Ma se lei lo ha sempre respinto! Ha ceduto solo per sfinimento!
– Insisto, secondo me per ognuno di noi esiste, da qualche parte sulla terra, una persona senza difetti che solo a noi si raccorda, combaciando perfettamente… e comunque Florentino a Fermina l’amò per tutta la vita».
DAVIDE FIORILLO Davide Fiorillo (Napoli, 1978) vive e lavora nella sua amata città. Appena può, torna nella Terra delle Sirene. in copertina disegni di: Alessandro Rak -
Il libro In cucina con Afrodite di Luca Pizzonia esplora l’intima connessione tra cibo ed eros, radicata nei bisogni primari dell’essere umano secondo la piramide dei bisogni di Maslow. Con un approccio divulgativo e ironico, il testo attraversa temi come la neurochimica del sesso, le differenze tra sessualità maschile e femminile, e l’uso dei simboli culinari nell’immaginario erotico. Ampio spazio è dedicato agli afrodisiaci, sia nella loro valenza scientifica che culturale, sfatandone i miti e celebrandone il ruolo di complici dell’eros. L’opera si conclude con una selezione di ricette pensate per stimolare i sensi e arricchire il gioco della seduzione.
LUCA PIZZONIA è uno psicologo psicoterapeuta con la passione per la genealogia. È il referente campano di Comilva e socio fondatore di Associazione per il Bambino In Ospedale (Abio) Napoli. È già autore di Videogiochiamo a scuola (Edizioni Psiconline, 2014) e di Dentro il vuoto. Viaggio alla scoperta di sé (Independently published, 2025). -
Il romanzo realizzato con uno stile limpido e leggero, è la storia, raccontata in prima persona da una ragazzina canadese, di due visioni del mondo incarnate dai genitori: quella del padre, giocosa e leggermente disonesta, dominata da una sensibilità istintiva, e quella della madre fatta di moralismo e di una testarda lotta per il bene che alla fine diviene tenera nella sua ingenuità. Ambientata a Toronto, la narrazione sottolinea anche i contrasti tra cultura anglosassone e italiana. Il testo è scritto con un linguaggio volutamente non compiuto tipico dell’adolescenza che sa anche divertire ed essere a volte poetico. È la storia dell’educazione spirituale di una tredicenne malata che, nella breve vita che le è concessa, conoscerà amicizia, amore e prenderà consapevolezza del suo essere donna e femminista.
Elena Basile, è nata a Napoli ma ha vissuto per motivi di lavoro in Madagascar, Canada, Ungheria e Portogallo. È stata Ambasciatrice d’Italia in Svezia (dal 2013 al 2017) e in Belgio (dal 2017 al 2021). Oltre a Una vita altrove (Newton Compton, 2014), finalista al Premio Roma, ha scritto Miraggi (Castelvecchi 2018) e altre raccolte di racconti. Del 2022 In famiglia (La nave di Teseo) e del 2023 Un insolito trio (La Lepre edizioni). Nel 2024 Frammenti di Bruxelles con Sandro Teti Editore. Elena Basile ha spesso suscitato scalpore nei talk show televisivi italiani per le sue opinioni sul Medio Oriente e sul conflitto tra Israele e Hamas. La sua abilità nel suscitare dibattiti insieme alla sua vasta conoscenza delle questioni internazionali, l’ha resa una figura di riferimento per molti media e commentatori politici. -
Romanzo storico ricco di suspance e informazioni scientifiche in cui i personaggi vivono vicende fascinose e paradossali tratte dalla cronaca vera del periodo della Seconda Guerra Mondiale con le sue leggi antisemite. Il protagonista principale è Oscar D’Agostino. Tra i ragazzi di via Panisperna, fu il chimico il cui contributo fu cruciale nelle ricerche nucleari e, in particolare, in quella che fu accertata essere la prima fissione nucleare. Fu, insomma, uno dei firmatari di un brevetto che costituì l’atto di nascita della bomba atomica. Il suo nome rimase poco noto al grande pubblico, oscurato dai Nobel Fermi e Segrè e dalle misteriose vicende di cui furono protagonisti Pontecorvo, espatriato in Russia, forse una spia, e Majorana, scomparso nel nulla. Lo stesso D’Agostino fu figura enigmatica. Fondamentale il suo lavoro da chimico negli esperimenti che portarono alla scoperta dei neutroni lenti, base della fissione nucleare. Il boy scout dell’Era Atomica non ottenne mai il giusto riconoscimento scientifico, e il merito di aver agevolato, sventando un’operazione della polizia politica segreta del Regime, la fuga di Enrico Fermi e della moglie ebrea Laura Capon in USA per le leggi razziali. Al Chimico dei Fantasmi, quasi un nome in codice, di copertura, si rivolsero i servizi segreti inglesi che indagavano su Bruno Pontecorvo. E lo stesso Mussolini, nel ’43, per avere l’Arma Segreta che avrebbe mutato l’esito della Guerra. Come un Fantasma D’Agostino si muove nelle ombre della storia.
Salvatore Biazzo, ha lavorato cinque anni al Roma e oltre trent’anni in Rai, da inviato speciale e da capo redattore. Ha collaborato a Tutto il Calcio…, a 90° Minuto, alla Domenica Sportiva, a Uno Mattina, Cronache Italiane, Tg1 Speciale, Tg2 Dossier, Mediterraneo, a Neapolis su Tg3, di cui fu co-fondatore. Tra i suoi libri, Il mio Napoli (Rai Eri), La lingua Trasmessa e Telecomunicare (Ferraro Editore), Il Dizionario del Giornalista (Rubbettino – Collana Scientifica Università di Salerno), Come sopravvivere al concorso Rai e Diego 60 d.D (Guida Editori) e Biagio Agnes, un giornalista al Potere (Rai Eri). È stato docente a contratto alla Scuola di Giornalismo all’Università di Salerno. Tuttora opinionista in Radio e Tv.. -
Gianburbero è l’uomo più temuto nel paese. Quando nasce suo figlio esprime il suo più grande desiderio: da grande dovrà essere più bravo … anzi no più cattivo di lui. Suo figlio, però, mostra da subito un grande difetto. È gentile e, soprattutto, ama studiare. Gianburbero si impegnerà per cambiare il figlio ma i suoi insegnamenti si riveleranno buffi quanto inutili. Seguirà un paradossale rapimento, a opera di Gianburbero di un bambino figlio del macellaio del paese, ma gli esiti saranno tutt’altri rispetto a quelli auspicati dal goffo criminale. Suo figlio, non solo salverà la situazione dimostrando come sia possibile cambiare rispetto al contesto di appartenenza, ma imparerà anche a leggere e scrivere grazie all’amicizia con il bambino rapito. Il finale è a sorpresa e confortante, come nei più bei cartoni animati o nelle canzoni per bambini. Lo stile è allegro, leggero, giocoso e pieno di insegnamenti di vita e mai a senso unico: vanno dai padri ai figli ma ancora di più dai figli ai padri. Che sanno insegnare bene quanto ci sia modo e speranza per essere migliori.
CARMINE SPERA è nato a Castellammare di Stabia il 28 marzo 1969. Dedica gran parte del suo tempo libero alla scrittura e alla composizione musicale rivolta al mondo dell’infanzia. Dal 2010 a oggi ha composto molti brani che hanno partecipato allo “Zecchino d’oro” trattando argomenti molto delicati come gli stereotipi di genere (Un principe Blu), il riciclo dei rifiuti (Bartolo il barattolo) e la dislessia (L’ Anisello Nunù che sul canale you tube ha superato 100 milioni di visualizzazioni). Nel 2022 è tra gli autori del brano “Bla bla bla” che ha rappresentato l’Italia al Junior euovison contest svoltosi in Armenia e trasmesso in Eurovisione. Nel 2013 si classificò secondo alla X edizione del concorso letterario nazionale “il Racconto nel cassetto” per la sezione racconti per ragazzi con “Shirikirikiri Mago Arturo e la sua formula magica” pubblicato da Edizioni Cento Autori. Nel 2015 la casa editrice Eli La spiga pubblica il racconto Topodomani”, che sottolinea l’importanza dei punti di vista e del mettersi nei panni dell’altro. -
Un grande medico, torna alla divulgazione dei suoi studi e delle sue geniali intuizioni dando alle stampe un altro Sorso della Giannini. Questo volumetto affronta il tema della biologia e medicina quantistica, allargando quanto già intuito nel testo “L’Uomo elettromagnetico”. Il sole è elettrico, la terra magnetica, noi, al centro siamo elettomagnetici. Qualunque malattia, prima di arrivare al nostro corpo fisico, entra nel nostro campo magnetico, e lì può essere intercettata e debbellata. La biologia e la medicina quantistica costituiscono i campi di studio che permettono di dare le basi biofisiche, cioè la dimostrazione della esistenza di processi misurabili, ripetibili della materia vivente considerata non solo più soltanto nella sua componente chimica. Gli esseri viventi sono energia materializzata. Il primo passo che bisogna fare è quello di ricostrire la storia di questo processo di acquisizione, di conoscenze e della loro relativa applicazione risalendo agli anni ‘80 del secolo scorso per fare un breve excursus epistemologico. VINCENZO D. ESPOSITO è medico chirurgo. Ha una lunga esperienza all’interno di ospedali napoletani, tra cui il Policlinico Universitario di Napoli, nelle divisioni di anestesia e rianimazione, cardiochirurgia pediatrica e chirurgia del cuore. Ha esercitato, dal 1979, come medico di medicina generale dell’Asl campana, continuando a perfezionarsi con specializzazioni in psicologia clinica e psicoterapia, osteopatia, omotossicologia, medicina integrata. Attualmente esercita attività di libero professionista come medico di medicina generale omeopatica, biopsicosomatica e terapia della biorisonanza. È seguito da migliaia di pazienti che, da tutta Italia, lo raggiungono in Campania. Ha pubblicato i libri “L’uomo elettromagnetico” e “Le vibrazioni della buona salute”, entrambi curati da Tiuna Notarbartolo. Per i tipi della Giannini ha pubblicato “Vaccinologia innata”.
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Questo Sorso è composto da tre racconti di architetture, matrimoni e libri ambientati in Campania. Scritti per gioco o per necessità, questi tre testi raccontano come le architetture e i libri siano contenitori di vite, e quindi di emozioni, di sentimenti a volte convergenti a volte contrastanti. Le architetture e i libri disegnano sempre, davanti a noi e dentro di noi, nuove geografie, panorami, quinte sceniche della vita di tutti i giorni. E poi entrambi, sia le architetture sia i libri, spesso ci capitano addosso indipendentemente dalla nostra volontà, o proprio ci inseguono. Così è la fabbrica Olivetti di Pozzuoli per l’operaio Vincenzo Artiaco che vi trascorre la vita; così è il grande condominio dei Ponti Rossi per la giovane Marialivia che lì dentro non vuole andare ad abitarci; così è per il protagonista del terzo racconto, il quale, in un serrato botta e risposta con l’ex-moglie attraverso copertine di libri sul comodino, descrive il tempo della separazione e la prospettiva di una nuova vita, nella quale si troverà comunque a dover fare i conti con la casa e le cose del passato. Sullo sfondo, a tener insieme i tre racconti, c’è la figura dell’architetto che, tra certezze e irrisolutezze, come scrisse un poeta a metà degli anni ’50 del Novecento, prima di essere tale “deve saper essere tante altre cose”. ROSSANO ASTARITA (1962), è di Meta di Sorrento (Na) architetto, dottore di ricerca in Storia e critica dell’architettura, è autore di libri e saggi su Alfonso Gatto, Anna Maria Mazzucchelli, Luigi Cosenza, Roberto Pane, Lamont Young, Adriano Olivetti, Dante O. Benini, tra i quali si segnalano Casabella Anni Trenta, Jaca Book, Milano 2010 e la nuova edizione (e-book) de Gli Architetti di Olivetti, Franco Angeli, Milano 2012. Ha collaborato a mostre e pubblicato in volumi collettanei sull’iconografia urbana. Ha insegnato per numerosi anni Storia dell’architettura all’Università di Napoli “Federico II” e Museologia all’Università degli Studi del Molise, prima di ottenere nel 2014 l’abilitazione scientifica nazionale quale professore associato di Storia dell’architettura e Restauro. Da allora svolge la sola professione di architetto. Per i tipi della Giannini ha già pubblicato La Fabbrica Felice (Giannini, Napoli, 2013).
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Il romanzo: “La stirpe segreta delle donne pantera”, thriller fantascientifico e romanzo metropolitano ed erotico, è un remake letterario di un film del 1942, “La donna pantera”, appunto. Il romanzo della Del Giudice, prendendo le mosse da quel tipo di archetipo femminile, elabora un corposo volume che è, al tempo stesso, un giallo che chiede la soluzione di un crimine, e racconto erotico. La trama è quella di un noir d’autore, con tanto di omicidio e di commissario, ma da subito il mistero fiorisce in possibilità apparentemente fantascientifiche in cui vittime e carnefici hanno a che fare con una trasformazione dall’umano all’animalesco, evocando i tanti miti, così cari all’autrice, che vanno da quelli delle chimere a quelli dei licantropi e dei vampiri, che hanno costituito una fetta consistente delle produzioni letterarie di tutti i tempi. La porzione erotica è ampia e pervasiva. La scrittura di Antonella Del Giudice è raffinata, colta e, allo stesso tempo, di ricerca, in grado di coltivare e trascinare lettori di razza. “La stirpe segreta delle donne pantera” possiede molteplici livelli di lettura: oltre al giallo d’autore condito da scene sensuali, c’è la metalettura rispetto ad un immaginario femminino che diviene stirpe, narrazione delle caratteristiche comuni di donne speciali, un concetto filosofico di sorellanza che intreccia realtà e fantasia. Il lettore viene condotto alla continua scoperta di possibilità di queste creature la cui potenza, ferocia e immanenza diviene sempre più intuibile. Ci troviamo di fronte al miglior lavoro narrativo di Antonella Del Giudice. Antonella del Giudice, Nata a Napoli nel 1960 , vive 10 anni a Bari e 7 a Pescara. Il suo primo romanzo “L’ultima papessa” (Avagliano) viene segnalato al Premio Calvino di Torino nel 2004. Nel 2008 pubblica “L’acquario dei cattivi” con Alet editore. Pubblica il romanzo breve “Nostos” nel 2014 con Ad Est Dell’Equatore. Ha pubblicato vari racconti in antologie vincendo tra gli altri il premio Loria a Carpi, il premio Ortese a Roma, il premio Il Prione a La Spezia. Dal 2019 è stata autrice e conduttrice della rubrica televisiva di cultura “Culturando” presso l’emittente televisiva 87 TV fino al 2022.
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La raccolta di racconti “Le Solitarie” è una delle opere più rappresentative della letteratura femminile del XX secolo. Diciotto novelle che sono racchiuse nel primo libro pubblicato da Ada Negri nel 1917. Il tema è quello della condizione femminile tra fine Ottocento e inizio Novecento con la rappresentazione della condizione femminile dei ceti operai e medioborghesi nella provincia lombarda. L’oppressione dal lavoro, dagli uomini e dalla miseria viene descritta attraverso questi diciotto ritratti di donne, raccontati con poesia, verismo e passione. “Solitarie” che, purtroppo, non sono mai sole, ma sono figlie, mogli, sorelle eternamente legate alla casa e alle sue necessità. Pezzi di vita di stiratrici, servette, maestre, operaie, vite difficili, segnate dalla fatica e dagli stenti. Un’opera che costituì all’epoca uno dei primi manifesti di un femminismo ancora in incubazione, attraverso la denuncia del disagio, dell’emarginazione e delle frustrazioni delle donne. Un libro che narrava con coraggio le difficoltà del nascere donna, con la “fatalità” di una grande debolezza. Grazie al grande successo editoriale dell’epoca, “Le Solitarie” fu un libro che mosse e muove ancora le coscienze, oggi considerato un grande classico della narrativa di genere. ADA NEGRI È nata a Lodi il 3 febbraio 1870 e morta a Milano l’11 gennaio 1945. Poetessa e scrittrice è ricordata anche per essere stata la prima e unica donna a essere ammessa all’Accademia d’Italia. Di umili origini, diventa insegnante elementare e poi, ad honorem, di scuole medie. Pubblica la raccolta di Fatalità nel 1892, nel 1894 vince il “Premio Giannina Milli” per la poesia, e pubblica una seconda silloge poetica Tempeste, in cui tratta tematiche sociali. In questo periodo è vicina al Partito Socialista. Nel 1896 sposa l’imprenditore Giovanni Garlanda ed ha una figlia, Bianca. Nel 1904 pubblica la raccolta di poesie Maternità, e nel 1910 Dal profondo: opere caratterizzate da maggiore introspezione. La distanza sociale tra Ada e Giovanni porterà il matrimonio a franare rapidamente: si separeranno già nel 1913, anno in cui Ada si trasferisce a Zurigo. Qui scrive la raccolta di poesie dal titolo Esilio. Rientra in Italia nel 1914, e si riconosce nel riformismo di Mussolini. Lavora come giornalista dal 1914 al 1926. Nel 1917 pubblica una prima opera in prosa, una raccolta di novelle intitolata Le solitarie e nel 1921 il romanzo Stella mattutina.
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Un grande medico, torna alla divulgazione dei suoi studi e delle sue geniali intuizioni dando alle stampe un Sorso della Giannini. “Vaccinologia innata” illustra i meccanismi di funzionamento basilari del sistema immunitario degli esseri viventi. Spiega perché l’organismo è in grado di difendersi e immunizzarsi in maniera naturale rispetto ad eventuali aggressioni esterne, e perché ogni intervento estraneo può avere effetti più indesiderati che altro, se non si tengono in considerazione aspetti della natura costitutiva di ogni organismo. La premessa del discorso è che l’organismo vivente, sia esso animale o vegetale, è un sistema aperto al flusso di informazioni elettromagnetiche che sfruttano molecole chimiche e non è riconducibile ad un sistema chiuso quale quello che si costruisce in laboratorio per studiare fenomeni biologici in condizioni precostituite e controllabili. La fisiologia dell’essere vivente ha come obiettivo il mantenimento di uno stato costante nei parametri vitali (pressione arteriosa, ph , tensione di ossigeno , frequenza cardiaca) e continuerà a perseguirlo nonostante incursioni esterne, che siano malattie o tentati rimedi. VINCENZO D. ESPOSITO è medico chirurgo. Ha una lunga esperienza all’interno di ospedali napoletani, tra cui il Policlinico Universitario di Napoli, nelle divisioni di anestesia e rianimazione, cardiochirurgia pediatrica e chirurgia del cuore. Ha esercitato, dal 1979, come medico di medicina generale dell’Asl campana, continuando a perfezionarsi con specializzazioni in psicologia clinica e psicoterapia, osteopatia, omotossicologia, medicina integrata. Attualmente esercita attività di libero professionista come medico di medicina generale omeopatica, biopsicosomatica e terapia della biorisonanza. È seguito da migliaia di pazienti che, da tutta Italia, lo raggiungono in Campania. Ha pubblicato i libri “L’uomo elettromagnetico” e “Le vibrazioni della buona salute”, entrambi curati da Tiuna Notarbartolo.
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Il bullismo e la sua versione cyber nel nostro paese sono piuttosto diffusi e rappresentano ormai una vera emergenza. Secondo il Report OMS Europa del marzo 2024 il 15% degli adolescenti ha subìto atti di cyberbullismo. Un aumento rispetto al 2018, dal 12% al 15% per i ragazzi, dal 13% al 16% per le ragazze. Ed è probabile si tratti di una sottostima. La rete oggi ha profondamente mutato il tradizionale bullismo, amplificandone la portata,sia nel tempo che nello spazio,con gravi conseguenze anche sulla salute. Infatti, un uso non consapevole della rete può provocare danni fisici e psicologici anche gravi. Inoltre, ciò che preoccupa è l’uso sempre più precoce degli smartphone, se si pensa, per esempio, alla possibilità di delegare all’intelligenza artificiale la lettura di fiabe per far addormentare i bambini, anche in tenerissima età. Un’ipotesi, quest’ultima, inutilmente deleteria considerando che nessuno strumento tecnologico, per quanto sofisticato, potrà mai sostituire il ruolo svolto dalla voce della mamma per la crescita dei bambini. È necessario allora trovare un terreno culturale comune per un nuovo approccio all’educazione digitale, un lavoro difficile, certo, ma necessario, perché ci saranno, in un futuro non lontano, altre tecnologie, più potenti e più invasive che influenzeranno la vita quotidiana non solo degli adolescenti, ma anche dei bambini più piccoli. PAOLO SIANI pediatra, è primario di pediatria all’ospedale Santobono di Napoli, è stato parlamentare nella 18 legislatura e vice presidente della commissione bicamerale infanzia e adolescenza, è stato presidente dell’associazione culturale pediatri. Fa parte del consiglio direttivo della fondazione Giancarlo Siani ed è il responsabile del tavolo infanzia del Comune di Napoli.
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Una protagonista disabile, ragazza negli anni ’60, e i suoi giorni sinceri, fatti di amicizie, difficoltà, risorse e prospettive. Silvia M. ha sul corpo e nell’anima i segni della polio contratta all’età di due anni. La riabilitazione è lunga e la porta a vivere lunghi periodi in ospedali ortopedici, a non poter frequentare la scuola e doversi preparare da privatista fino alla quinta elementare. Entra in una classe solo in prima media. Fino ai dieci anni è sola. La prima amica la incontra a scuola, è sua omonima, Silvia G., quasi un alter ego. Frequentare la scuola le fa molto bene perché la porta a socializzare, nel contempo la vicinanza di ragazze normodotate fa risaltare i suoi deficit motori e le limitazioni che comporta una vita “monca”. Assistita e accompagnata sempre da genitori instancabili studia fino al conseguimento della laurea. L’amica le sta accanto e la supporta fino alla maturità e all’ingresso in università, quando le loro strade divergono. Silvia M. sa bene cosa siano le rinunce e le limitazioni che l’handicap comporta, le vive sulla propria pelle. Sta “alla finestra” per tanto tempo a veder scorrere la vita normale degli altri. Non sa cosa sia correre o decidere autonomamente quando e dove fare una passeggiata. Pochi sono i momenti di serenità nella sua adolescenza. Non si sente pienamente accettata dai coetanei. Assiste per tanti anni alla felicità altrui mascherando il risentimento che nutre non verso le coetanee più fortunate ma verso la sorte beffarda. Studia con buoni risultati spronata e sorretta da un padre e una madre che lei definisce “illuminati” perché hanno capito che conseguire un diploma o una laurea la aiuterà moltissimo nella vita. Deve rinunciare a tante cose compreso il corso di studi che le piacerebbe frequentare perché le sue gambe non sono tanto forti da consentirle gli spostamenti giornalieri necessari. È oggetto del pietismo mieloso ed ipocrita nonché dei pregiudizi di una società che discrimina e relega il diverso. Conosce solitudine e scoramenti che la portano ad isolarsi e chiudersi in se stessa, a disperare di potersi inserire nel mondo del lavoro ed avere una sua indipendenza. Risale la china con l’aiuto del suo mentore, la maestra delle elementari, e la lungimiranza del padre. Diviene realista, archivia i sogni, si accontenta di ciò che può avere e supera incertezze e paure. Accetta di lavorare in una cartolibreria, attività che la porta ad avere contatti quotidiani con gli abitanti del piccolo centro in cui vive, che in quanto a cultura e amore per la lettura difettano parecchio. Con intelligenti iniziative si adopera affinché i libri arrivino in mano a grandi e piccini. Nel negozio, che dopo pochi anni è suo, dà spazio a incontri, discussioni, scambi di opinioni e trasforma una anonima libreria di provincia in un piccolo faro di cultura. Opera un piccolo miracolo di cui andare orgogliosa. La ragazza insicura e timida si è trasformata in una donna determinata. CATERINA MALARA Nata in Sicilia, ad Agrigento, vive a Reggio Calabria da sempre. Una vita dedicata all’insegnamento, nel 2020 pubblica il primo romanzo “Natalino”.