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  • Ti parlo, mi ascolti?

    Dacia Maraini
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      Dacia Maraini è una delle più note scrittrici italiane ed una delle scrittrici italiane più note nel mondo. Ha pubblicato oltre 50 libri, tra romanzi, racconti e poesie, ed è tradotta in quasi tutti i paesi del mondo. Il suo principale editore è Rizzoli, le è stato dedicato un Meridiano dalla Mondadori. Il teatro è una delle sue grandi passioni, alla quale ha dedicato testi e libri. È sempre in viaggio, incontra, di continente in continente, migliaia di suoi appassionati lettori, molto spesso giovanissimi, ai quali, con grande semplicità e generosità, non smette di raccontare il senso della vita, delle storie, delle parole. Presiede il Premio Elsa Morante e, da diversi anni, è candidata al Nobel.     a cura di Tiuna Notarbartolo e con un’intervista di Eugenio Murrali
  • LUIGI ALFREDO RICCIARDI

    AA. VV.
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    Un film o una fiction è il frutto di un lavoro corale, fatto di tante professionalità che si intrecciano e si interfacciano sul set. Bisogna immaginarlo come un grande formicaio, dove ogni “operaio” sa bene cosa fare e, nel compiere il proprio lavoro, inevitabilmente è di aiuto ad un altro. Quasi sempre è una macchina perfetta che, con non poche difficoltà, crea un sogno. 

    La fotografia di scena si inserisce come prodotto utile per la promozione del film, in genere arrivano prima le immagini fotografiche e poi quelle cinematografiche. Per questo è importante che le immagini prodotte siano rispettose del mood voluto dal regista e dal direttore della fotografia, pur mantenendo una visione artistica del tutto personale.

    L’occhio del fotografo di scena è un corpo estraneo al set, nel senso che, proprio per la sua peculiarità, ha la possibilità di osservare dall’esterno pur essendo parte integrante della troupe. Questo particolare punto di vista gli permette di realizzare dei racconti nel racconto cinematografico, di fatto è la “storia” del film.

    Anna Camerlingo

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    Christlieb Julius Braniß
  • La memoria del bene – n. 3

    Salvatore Giammusso
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    Salvatore Giammusso
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    Edoardo Massimilla
  • Fattoidi

    Massimo Conte Schächter
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    Massimo Conte Schächter
  • Il presente lavoro intende offrire una ricostruzione dei concetti-chiave della teoria filosofico-politica elaborata da Johannes Althusius (1563-1638)1 nella sua opera più importante, la Politica, al fine di analizzarne l’operatività all’interno del primo esempio di consociatio symbiotica individuato dal pensatore tedesco, ossia la famiglia. Althusius, infatti, traendo ispirazione dal modello aristotelico di nascita dello Stato, ritiene che dalla naturale socialità umana dettata dal bisogno scaturisca un processo aggregativo di intensità crescente, che dalla pi. semplice forma di unione, quella coniugale, attraverso le comunità intermedie, giunge fino alla Respublica. Il fenomeno associativo, cos. descritto, va, tuttavia, ben oltre l’idea dello Stagirita di una naturale politicità dell’uomo, nè può spiegarsi sulla base di un mero istinto sociale di derivazione biologica. Ciò perchè la riflessione politica althusiana si va definendo sullo sfondo della Seconda Riforma, da cui il calvinista tedesco riprende un’immagine dell’essere umano fortemente pessimistica, quale creatura irrimediabilmente corrotta dal peccato originale.

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    Ilaria Pizza
  • Questione Meridionale? Una lunga e ponderata riflessione sullo sviluppo dell’Italia in maniera diseguale dove il Sud e Nord geografico sono diventati nel tempo due contesti sociali ed economici diversi con disparità di diritti per la cittadinanza (sanità, scuola e università, alvoro, infrastrutturazione). La Questione Meridionale, contrariamente a preconcetti e fake news sul Sud, costituisce una elaborazione strategica dello sviluppo del Paese e non solo di una sua parte, a cui hanno fornito il loro contributo di pensiero non solo studiosi di altro profilo, ma anche Centri di ricerca meridionali, in una corretta visione della sussidiarietà, che hanno elaborato sistematicamente studi e progetti che suggeriscono e hanno suggerito non solo politiche economiche e sociali, ma soprattutto una visione mediterranea ed europea. Questo libro che non è un Amarcord,  parla di questi Centri di ricerca che con impegno, ma anche con sacrifici hanno portato e portano avanti una battaglia civile per lo sviluppo del Sud in una visione unitaria e coerente del paese. Purtroppo il gap territoriale non solo ha sfavorito lo sviluppo del Sud, ma ha anche depotenziato un capitale culturale dacendo morire o ridurre le attività a numerosi Centri di pensiero per carenza di risorse finanziarie dovute alla decrescita, non certo felice, del mezzogiorno.

    La distribuzione sistematica del tessuto bancario e finanziario del Sud a partire dagli anni ‘90, il venir meno di tante Istituzioni finanziarie, tra cui i banchi meridionali, le ridotte capacità delle banche locali e delle Fondazioni bancarie del Sud rispetto a quelle del Nord, che alimentavano in maniera virtuosa lo sviluppo del capitale culturale hanno penalizzato il pensiero meridionale, punto di accumulazione dei bisogni della gente del Sud, ma anche della sua autodetermianzione. Anche il tessuto imprenditoriale di ridotte dimensioni non ha permesso quello scambio proficuo con i Centri di ricerche, nè lo sviluppo di adeguato del Terzo settore.

    Questo pensiero meridionale fortemente unitario, non può essere ricordato con una lastra tombale, nè essere messo in soffitta.

    Questo libro - anche attraverso un caso di studio quello della Fondazione Curella, osservata in un periodo di circa trenta anni, che ha visto profondi cambiamenti a livello nazionale e nel mezzogiorno - vuole essere un “j’accuse” verso una classe dirigente del paese e del Sud che ha dimostrato non sono din on saper valorizzare e defendere le risorse, ma ha accettato una non adeguata visione del futuro, condannando generazioni di giovani all’emigrazione forzata.

  • Napoli nel Settecento

    Annamaria Negro Spina
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